Progetti

Deep Google

Google Loon – Fonte: Wikipedia CC BY 2.0
Google Loon – Fonte: Wikipedia CC BY 2.0

Questo post è stato originariamente pubblicato su Pinguino Mag

Pensate che Google sia essenzialmente solo un (il..) motore di ricerca, un servizio di posta elettronica (in continua evoluzione, certo, come raccontato qui in un nostro post) e il proprietario di YouTube?

Errore. Così come il web che la maggior parte degli utenti conosce e naviga è solo una piccola parte di un’immensa rete sommersa (il “deep web) così Google è in realtà una mega-corporazione che si dedica alla ricerca, allo sviluppo e alla possibile commercializzazione di tecnologie con altissimo tasso di innovazione. The big G può considerarsi a pieno titolo erede di quei centri di ricerca privati come i Bell Labs e gli Xerox PARC (per non parlare della famigerata/benemerita DARPA governativa) che hanno permesso scoperte ed invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo tra gli anni ’40 e gli anni ’80.

Andiamo a scalfire la superficie esplorando le profondità semi-sommerse del mondo Google.

Google X, il futuro è oggi

Un buon punto di partenza è Google X, una struttura semi-segreta per ricerche avanzate dove vengono ideati, sviluppati e testati progetti al limite della fantascienza. Il primo prodotto realizzato e commercializzato all’interno di questi laboratori sono i Google Glass, un “wearable device” di cui si stanno cominciando appena a scoprire tutte le potenzialità. Naturalmente il passo successivo saranno lenti a contatto “intelligenti”, in grado di funzionare non solo come strumenti per la realtà aumentata, così come gli occhiali, ma anche come sensori per monitorare parametri vitali, per esempio il livello di zuccheri nell’organismo.

Un altro progetto piuttosto conosciuto della “divisione X” è quello dell’auto senza conducente, un campo di ricerca che vede concorrere anche le più grandi marche automobilistiche mondiali anche se l’orizzonte temporale per vedere macchine o bus autonomi circolare per le strade è molto lontano.

L’immagine all’inizio del post mostra una delle “mongolfiere” sperimentali del progetto Loon, un sistema di palloni piazzati nella stratosfera in grado di fornire una copertura internet nelle zone rurali o in caso di catastrofi naturali.

Altre linee di ricerca sono indirizzate verso le consegne di prodotti attraverso l’uso di droni (in concorrenza con Amazon e DHL), sul web of things, sulle reti neurali artificiali.

Vi è anche un dipartimento di Scienze della Vita che, tra gli altri, sta lavorando al Baseline Study, una raccolta di informazioni genetiche e molecolari su centinaia di (anonimi) donatori allo scopo – in un prossimo futuro – di analizzare questa enorme base di dati e biomarcatori con tecniche di analisi “big data” al fine di individuare cause e rimedi delle malattie.

Certo, con progetti quasi visionari non tutto va sempre per il verso giusto. E’ notizia degli ultimi giorni che il progetto per delle piattaforme galleggianti ipertecnologiche, le “barges“, è stato abbandonato per problemi di sicurezza non risolvibili. Ma questi fallimenti rientrano nella filosofia delle ricerche avanzate, anzi ne sono una naturale conseguenza: anche dai progetti non realizzati si impara tanto.

 

Google Ideas, la fucina delle idee

Google Ideas è (era?) un think-thank che si occupa di vari progetti in collaborazione con partner quali università, aziende tecnologiche e organizzazioni non-profit. Il ventaglio di progetti va dal monitoraggio di attacchi informatici a ricerche sul “data visualization“, dallo studio di sistemi di egovernment per paesi arretrati a sistemi per mappare il crimine transnazionale e ricerche sulla teoria delle reti.

Ma sembra che da un anno a questa parte non vi siano più aggiornamenti su questo meta-progetto.

 

Lo smartphone componibile

I devices mobili possono essere, dal punto di vista software, personalizzati in mille modi grazie alle app. L’azienda di Mountain View ha pensato che lo stesso schema modulare possa essere applicato alla parte hardware. Il progetto Ara – nato all’interno di un altro gruppo di ricerca chiamato APAT (Advanced Technology and Projects) – prevede diversi mini-moduli che possono essere assemblati insieme per costruire il proprio smartphone.

Sistemati all’interno di un endoscheletro, questi moduli saranno facilmente intercambiabili e potranno essere, come le app, sviluppati anche da produttori esterni andando a costituire un ecosistema nel quale l’utente potrà individuare le funzionalità e il design a lui più congeniali. Dalle FAQ del progetto si legge:

con una piattaforma modulare puoi prendere la fotocamera che vuoi per il tuo telefonino piuttosto che acquistare il tuo telefonino per la fotocamera di cui dispone. potresti voler un sensore per testare se l’acqua è pulita. Potresti avere una batteria che dura per giorni. Un altoparlante davvero fantastico. Un gamer-phone. O una chiave elettronica per la tua auto. Le possibilità sono infinite.

Si potranno cambiare dei moduli quando saranno disponibili degli aggiornamenti. Sostituire uno schermo rotto. Risparmiare per una fotocamera di fascia alta. Condividere un modulo con la famiglia o scambiarlo con gli amici (ndt probabilmente non si potrà scambiarle giocando a “schiaffetto” come con le figurine…

 

Google umanistico

Non ci sono solo progetti legati alle tecnologie avanzate. Diverse iniziative di Google sono indirizzate verso il mondo delle arti e della cultura in generale. Noto è il servizio Google Books, che ha digitalizzato e reso disponibili decine di milioni di libri. Attraverso il suo Cultural Institute che Big G sta lavorando e collaborando con molti musei e istituzioni come l’Unesco per digitalizzare ad alta definizione le opere d’arte e metterle a disposizione del pubblico anche attraverso tour virtuali.

Dello stesso Istituto è il Google Street Art Project, dedicato ad una mappatura delle opere di arte urbana sparse per il mondo.

update: arriva anche l’accordo con la Nasa che inserisce Google nella lista dei grandi competitor privati per l’esplorazione dello spazio.