Evoluzioni

Dai negozi all’ecommerce ai pop up store

Dai negozi all'ecommerce ai pop up store

Questo post è stato originariamente pubblicato su Pinguino Mag

I negozi temporanei non sono più una novità, anche in Italia. Spazi di vendita che durano al più pochi mesi sono presenti da tempo nella Stazione Termini di Roma, solo per fare un esempio.

La novità che sta prendendo piede negli Stati Uniti e in genere nei paesi anglosassoni è quella dei negozi a tempo –pop up store o pop up shop – utilizzati da venditori che operano online; sono luoghi che consentono di infrangere la barriera del virtuale e di creare un contatto ravvicinato, fisico, tra clienti, prodotti e operatori di vendita.

In questi negozi “flash” (possono esser aperti anche solo mezz’ora) può venire esposta merce di tutti i tipi, sia come selezione di prodotti acquistabili online – come vestiti, occhiali, preservativi… – sia gadget creati appositamente per pubblicizzare siti e app di ogni genere, così come ha fatto di recente il servizio di social messaging asiatico Line a New York.

Tra marketing, riaggancio con il territorio e esplorazione di nuove possibilità di business i pop up store permettono anche di creare nuovi usi per spazi urbani anche piccoli, ma collocati in punti strategici. Su npr.org vi è una breve ma interessante intervista con un intraprendente imprenditore, Joel LaPadula, che ha aperto un “corner shop” che giorno dopo giorno o anche ora dopo ora cambia destinazione d’uso e categoria merceologica: affitta lo spazio soprattutto a venditori online che vogliono esporre i loro prodotti ma il locale può diventare un bar, un ristorante, ospitare una conferenza stampa e molte altre attività. Sola condizione è che siano temporanee.

Conoscete esempi del genere in Italia?